La spondiloartrosi rappresenta una condizione caratterizzata dalla presenza di un processo degenerativo a livello delle vertebre, detto artrosi. Un altro modo con cui può essere chiamata è spondilodiscoartrosi, che all’interno della parola racchiude anche il termine “disco”, un’altra zona di interessamento del processo.
L’artrosi è una condizione estremamente diffusa caratterizzata da un processo patologico degenerativo che si sviluppa a partire dalla cartilagine, portandone all’assottigliamento e ad una potenziale perdita di tessuto. Deriva da un’alterazione di quelli che sono i processi di sintesi e degradazione che sono comuni nel nostro corpo e permettono di mantenere l’omeostasi, ossia l’equilibrio.
Quando i processi degenerativi superano quelli di sintesi avviene una perdita dell’equilibrio che porta allo sviluppo di una condizione patologica. Nel caso della cartilagine, purtroppo, i processi di sintesi sono pressochè inesistenti, il che può rappresentare un problema, soprattutto nella popolazione anziana.
In alcuni casi, il termine spondiloartrosi può essere associato erroneamente anche alla “spondilite anchilosante” o “spondiloartrite”. Non è del tutto corretto poiché queste due condizioni sono riferibili a delle patologie reumatiche, spesso auto-infiammatorie. In questi casi è necessaria la valutazione di un medico specialista, riferibile nella figura del reumatologo.
Spondiloartrosi: sintomi
Il sintomo più importante nel caso di spondiloartosi è il dolore, che può essere continuo o intermittente ed è spesso associato a rigidità. Il paziente può svegliarsi con maggior dolore e rigidità e dopo qualche movimento o esercizio riscontrare una riduzione dei sintomi e una maggior flessibilità.
È importante fare una precisazione: il dolore è un fenomeno estremamente complesso e non sempre è correlato direttamente alla “gravità” delle alterazioni artrosiche.
È possibile paragonare la vertebra alla pelle: nel viso, invecchiando, compaiono le rughe. Il medesimo meccanismo avviene alle vertebre, in cui il disco si disidrata, si riduce la rima articolare, si formano degli osteofiti e quindi i processi spondiloartrosici.
Nell’inquadramento del dolore subentrano infatti aspetti emotivi, sociali ed ambientali, subentrano le credenze del paziente che possono influenzare il modo in cui interpreta la patologia. Non ci sono soltanto i segni biologici ad influenzarne la percezione.
Questo è il motivo per cui esistono persone con importanti quadri artrosici che non percepiscono dolore e persone la cui schiena da un punto di vista radiografico è perfetta, che presentano condizioni molto disabilitanti, come un mal di schiena persistente.
Questo per dire che non bisogna spaventarsi se dagli esami strumentali emergono dei quadri di spondiloartosi, e in presenza di dolore è bene affidarsi ad una figura competente come il fisioterapista che sarà in grado di fornire al paziente le migliori indicazioni su come affrontare il problema, abbinato ad un trattamento che può comprendere tecniche di terapia manuale ed esercizi.
Come già detto precedentemente, la spondiloartrosi, alcune volte, si accompagna anche a limitazione funzionale, con riduzione nell’ampiezza di alcuni movimenti.
È inoltre possibile percepire scrosci articolari, talvolta è presente versamento intra-articolare e potrebbe essere apprezzabile un grado variabile di infiammazione locale. Anche in questo caso non devono essere gli scrosci articolari ad allarmare il paziente, spesso sono benigne!

Spondiloartrosi cervicale
Andando un po’ nel dettaglio sulle zone maggiormente influenzate da questo tipo di fenomeni possiamo indentificare una spondiloartrosi cervicale, che può essere caratterizzata da:
- Riduzione dei movimenti della testa;
- Un aumento dei sintomi dovuti a sovraccarichi;
- Presenza di alterazioni riscontrabili alla radiografia.
Nel caso di dolore cervicale e presenza di segni radiografici positivi è bene analizzare anche dei fattori psicosociali che possono essere associati alla percezione del dolore come ansia, rabbia, paura e depressione. Questi elementi possono peggiorare la risoluzione del dolore, minare il processo di cura e ridurre la partecipazione alla vita sociale.
Spesso, infatti, affrontando questi problemi e abbinando un trattamento basato sul miglioramento della mobilità e il rafforzamento muscolare generale è possibile ridurre i sintomi e riportare il paziente ad una vita migliore.
Spondiloartrosi lombare
Un’altra zona dove le alterazioni artrosiche e quindi la presenza di spondiloartrosi è diffusa è la zona lombare dove l’aumento dell’età, dei sovraccarichi ripetuti nell’arco della vita e la presenza di traumi e patologie pregresse, possono essere tra i fattori di rischio nell’insorgenza di questo quadro disfunzionale.
È altresì vero, come già detto in precedenza, che avere dei segni di artrosi alla colonna vertebrale lombare non è necessariamente associata al dolore. Spesso sono solo i pazienti con dolore che ricorrono agli esami radiografici e scoprono questa situazione. Molti altri, invece, pur avendo dei segni presenti ma essendo del tutto asintomatici, proseguono la loro vita nella normalità.
Nel caso di dolore lombare è bene trattare la situazione con un approccio più globale al mal di schiena, non limitandosi a considerare solamente gli aspetti meccanici, ma associando un piano di esercizi che possa portare ad un miglioramento della mobilità e della capacità della schiena di affrontare le attività, con un occhio di riguardo anche agli aspetti bio-psico-sociale descritti precedentemente.
Spondiloartrosi: trattamento fisioterapico
Il trattamento della persona con spondiloartrosi deve essere cucito sul paziente, poiché nessuno di noi è uguale e nessuno di noi riscontra esattamente gli stessi fattori di intervento.
È bene comprendere fin da subito come la modifica dello stile di vita sia tra gli interventi più sostenuti dagli studi scientifici, soprattutto per quanto riguarda l’implementazione di una regolare attività fisica che non dovrebbe essere effettuata solamente durante le sedute con il fisioterapista ma dovrebbe essere interiorizzata come abitudine giornaliera. In questo caso ci corre in aiuto l’OMS che ci consiglia almeno 30’ di attività a basso carico quotidianamente.
Nei quadri più importanti è molto utile la figura del fisioterapista poiché permette, attraverso delle tecniche specifiche di terapia manuale, di migliorare mobilità e rigidità e ridurre la percezione del dolore. Dopo una fase iniziale diventa maggiormente importante l’approccio attivo del paziente, nel continuare con gli esercizi proposti dal fisioterapista da consumare quotidianamente come fossero una medicina da prendere per sempre. Ebbene sì, l’esercizio è proprio una medicina, poiché attiva a livello del sistema nervoso centrale delle vie che permettono di controllare e ridurre la percezione del dolore.
È poi necessario introdurre qualche esercizio con sovraccarichi per rinforzare il corpo poiché un corpo più forte è in grado di affrontare con minore difficoltà le attività della vita quotidiana.
Avere un corpo debole e utilizzato sempre al limite può essere limitante e portare a delle recidive molto frequenti mentre avere un corpo più forte con una buona riserva di resistenza può aiutarci in ciò.
Conclusioni
La spondilodiscoartrosi è una patologia molto comune che spesso non causa nessun sintomo. Qualora presente, il dolore e la limitazione funzionale rappresentano i fattori più invalidanti.
È quindi bene far riferimento ad un fisioterapista specializzato che vi offrirà un percorso a 360° per permettervi di affrontare e risolvere il problema.