L’OMS ha inserito la cefalea tra le 20 patologie più invalidanti per le donne tra i 15 e i 45 anni.
In Italia, 6 milioni sono le persone colpite da emicrania, con un costo sanitario delle cefalee che si aggira intorno ai 6 miliardi di euro l’anno (Corriere della sera dell’01 luglio 2012).
Nel caso dell’emicrania con aura le caratteristiche sono simili ma l’attacco è preceduto da sintomi neurologici transitori (Aura).
Con aura si definisce un fenomeno di distorsione della percezione della vista che consiste nella comparsa di flash o lampi luminosi e forme geometriche (chiamato scotoma).
L’aura ricorre in circa il 15% degli attacchi di emicrania e si pensa sia dovuta ad anomalie elettriche a livello della corteccia cerebrale. Nel recupero da una crisi emicranica possono comparire letargia, irritabilità, depressione, scarsa capacità di concentrazione, stanchezza.
I farmaci antiinfiammatori non steroidei sono i farmaci più comunemente utilizzati nella terapia dell’attacco acuto.
Tra questi trovano impiego: Acido acetilsalicilico, Naprossene, Ibuprofene, Paracetamolo, Diclofenac, Ketoprofene, ed associazioni che comprendano paracetamolo, acido acetilsalicilico e caffeina.
L’utilizzo prolungato e l’abuso di questi farmaci può però provocare resistenza al trattamento ed il viraggio verso una cefalea cronica quotidiana.
Altri farmaci che trovano impiego nell’attacco acuto sono i triptani, sostanze che esplicano la loro azione attraverso la stimolazione dei recettori serotoninergici 5-HT1B e 5-HT1D.
Tra questi, i più frequentemente usati sono Sumatriptan, Rizatriptan, e Zolmitriptan.
Benché questi farmaci siano rapidi ed efficaci, presentano alcuni tipici effetti collaterali quali flushing, parestesie (soprattutto il sumatriptan) e senso di costrizione toracica.
Nella fase acuta possono inoltre essere utili alcuni presidi farmacologici atti a prevenire il vomito e limitare la nausea, quali la proclorperazina e la metoclopramide.
Un trattamento preventivo, di durata variabile ma che si protrae per circa 6 mesi, è necessario nei soggetti che presentano più di due crisi al mese e della durata complessiva di più di quattro giorni.
Tra i farmaci più utilizzati si annoverano l’Amitriptilina, indicata qualora coesistano una cefalea tensiva, depressione, ansia, insonnia, i Beta-bloccanti, come propranololo, metoprololo, atenololo, indicati qualora coesistano ipertensione e tachicardia.
Inoltre altri farmaci utilizzati sono i Calcio antagonisti, come flunarizina e la cinarizina, ed antiepilettici come l’Acido valproico, il Topiramato, il gabapentin e la pregabalina.
Altre terapie utilizzabili in caso di emicranie gravi e refrattarie al trattamento farmacologico comprendono la neuro-modulazione effettuata con la stimolazione sottocutanea dei nervi occipitali, effettuata con l’impianto di piccoli e sottili elettrodi a livello della nuca che stimolano tali nervi, con buoni risultati clinici.
In fase di valutazione clinica è invece la terapia chirurgica con la quale in anestesia locale e con metodiche endoscopiche mini invasive sono sezionati alcuni muscoli mimici frontali (muscolo corrugatore e depressore del sopracciglio, muscolo procero) e/o occipitali, ottenendo così un miglioramento dei sintomi.