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FAQ medicina del dolore

Cosa vuol dire malattia dolore?

Si distingue il “dolore-sintomo” che è quella forma di dolore presente in tante condizioni patologiche e che serve per segnalare al paziente e al medico che qualcosa non va nell’organismo, dal “dolore malattia” che è invece quel dolore che persiste oltre il processo patologico e che ha dunque esaurito la sua funzione di campanello di allarme; è come se in una casa, l’allarme di sicurezza fosse difettoso e continuasse a suonare segnalando un’intrusione quando questa è già stata affrontata. Viene anche definito “dolore persistente”, ovvero che si attua quando la sensazione dolorosa dura oltre il normale corso del processo patologico.

Ho male alle gambe, e all’ospedale mi hanno detto che soffro di dolore neuropatico, ma cos’è?

Il dolore neuropatico è un dolore che ha origine nel sistema nervoso ed è definibile come “dolore conseguente a una lesione o alterazione del sistema nervoso centrale o periferico”. Spesso i pazienti che ne soffrono parlano di sensazioni sgradevoli come parestesie e descrivono il dolore come una scossa elettrica, con bruciore, formicolii, crampi. Le principali manifestazioni cliniche sono: radicolopatie, neuropatie diabetiche, nevralgie trigeminali, nevralgie posterpetiche, dolori da arto fantasma.

Se assumo farmaci oppiacei potrò continuare con la mia vita quotidiana, i miei impegni di lavoro e sociali?

In linea di massima si: gli analgesici oppiacei hanno effetti collaterali variabili da paziente a paziente e la terapia va quindi personalizzata. Per quanto riguarda la guida di veicoli o l’uso di macchinari, può essere utile attendere qualche giorno per valutare lo stato di vigilanza e la stabilizzazione della posologia.

Alcuni studi scientifici sembrano confermare che nei trattamenti a lungo termine gli oppiacei non interferiscano significativamente sullo stato di vigilanza; altri studi evidenziano il rischio di uso compulsivo e fenomeno di dipendenza.

La terapia con oppiacei può essere continuata a tempo indefinito ma sempre sotto attento controllo medico. E’ comunque prioritario tenere sotto controllo il dolore per raggiungere o mantenere una qualità di vita soddisfacente, perché questa a sua volta è un fattore che migliora la prognosi.

Mi hanno detto che è necessario fare esami per confermare la diagnosi di dolore persistente e/o cronico. E’ corretto o è sufficiente una visita?

Il dolore persistente e/o cronico è una malattia complessa, in cui il principale indicatore è proprio il dolore, ovvero quella sensazione percepita dal paziente e che nessun “termometro” può misurare oggettivamente.

Però attraverso alcuni esami clinici si possono ottenere informazioni sull’origine del sintomo e sulle strutture nervose interessate. Oltre alle indagini comuni (esami di laboratorio, radiografie, scintigrafie, ecografie, TAC, RMN, ecc) possono essere indicate anche indagini neurofisiologiche come l’elettromiografia, i potenziali evocati, la teletermometria che esaminano la funzionalità dei nervi e dei muscoli.

Mi hanno consigliato di tenere un diario del dolore: ma è poi davvero utile?

Certo, è molto importante che Lei annoti l’intensità del dolore, le sue variazioni durante la giornata e durante il riposo o il movimento.

Questo aiuta Lei a prestare maggiore attenzione ai fattori che modificano la percezione del dolore e sarà quindi più facile per l’equipe misurare la Sua risposta ai trattamenti e definire il percorso terapeutico.

Ma è vero che i farmaci oppiacei mi faranno diventare dipendente, come accade per la droga?

Sono due fenomeni molto diversi; una cosa è la droga, un’altra è il controllo del dolore. Mentre per la droga lo stimolo indotto è del tipo “piacere”, nel caso del farmaco lo stimolo è quello del controllo del dolore, e questo riduce sensibilmente il rischio di sviluppare una dipendenza psicologica, quella che può portare ad un comportamento di abuso di sostanze.

La dipendenza psicologica ha una frequenza molto bassa: in due studi condotti su 11.882 e 24.000 pazienti, solo rispettivamente 4 e 7 pazienti hanno presentato dipendenza psicologica. (Portenoy, 1996; Moulin, 1996; Inturrisi, 2002). Il medico può evitare la dipendenza fisica, che si evidenzia con segni di astinenza, attraverso la riduzione scalare del dosaggio del farmaco. Per i dolori severi gli oppiacei sono oggi il farmaco di prima scelta, perché a dosi terapeutiche, dunque ridotte, riducono la percezione del dolore e presentano minori effetti collaterali.

Ho sentito parlare di farmaci oppiacei, o oppioidi… ma si tratta di morfina? E quali sono i rischi?

La morfina e tutti i derivati dell’oppio utilizzati nella terapia del dolore sono chiamati anche oppioidi, oppiacei, narcotici o analgesici stupefacenti, e rappresentano un prezioso supporto nella terapia del dolore acuto, persistente e cronico di una certa intensità. Essi hanno una struttura molto simile a dei composti prodotti naturalmente dal nostro organismo, le endorfine, ecco perché sono in grado di modulare le funzioni dei neuroni responsabili del dolore.

Queste sostanze, utilizzate a dosi terapeutiche e quindi generalmente molto ridotte, riescono a ridurre la percezione del dolore senza interferire sulle altre funzioni del sistema nervoso centrale, come l’attenzione, la coscienza e la memoria.

Gli effetti indesiderati degli oppioidi sono sonnolenza, nausea, vomito e stipsi, ma tendono a scomparire dopo qualche giorno dall’inizio della terapia e possono comunque essere contrastati con farmaci sintomatici come antiemetici e lassativi.

Come si fa a misurare il dolore?

Non esiste oggi uno strumento specifico, un “termometro” del dolore.
Ecco perché l’equipe è così attenta alla descrizione che il paziente fa del dolore e a come si modifica nel tempo.

La valutazione del dolore chiamata “multidimensionale”, che nella nostra equipe è effettuata dallo psicologo, è un momento molto importante del percorso terapeutico, poiché attraverso l’ausilio dei questionari, delle scale di misurazione e dei colloqui permette di definire insieme a Lei l’intensità e la qualità del dolore e verificare nel tempo l’efficacia del trattamento.

E’ giusto sopportare il dolore finché posso, per rinviare così l’uso di antidolorifici?

No, è un comportamento sbagliato perché l’antidolorifico è più efficace se assunto precocemente e non deve combattere un dolore già al suo massimo. E’ bene perciò assumere i farmaci agli orari prestabiliti e secondo le raccomandazioni del medico.

Info segreteria

FAQ medicina del dolore

Mi hanno consigliato una terapia, posso farla da voi?

Per una qualsiasi terapia con uno dei nostri medici è necessario effettuare una prima visita, allo scopo di procedere con una valutazione clinica approfondita. Gli specialisti della nostra equipe non eseguono terapie prescritte da altri medici.

Come posso mettermi in contatto con il medico?

Dopo una prima visita è possibile mettersi in contatto con il medico attraverso la segreteria generale di Medicina del Dolore, allo 0541 1520505, specificando il motivo della chiamata e il numero di telefono al quale essere ricontattati. Il medico provvederà a richiamare il paziente il prima possibile.

Presso quali sedi vengono fatti i ricoveri?

Le terapie in regime di ricovero si svolgono in convenzione presso la Casa di Cura Santa Maria Maddalena (Occhiobello, provincia di Rovigo) o in libera professione presso l’Ospedale Privato Accreditato Villa Laura di Bologna.

C’è un medico specifico per ogni patologia?

No, gli specialisti algologi dell’equipe si occupano di tutte le patologie dolorose, siano esse acute o croniche.

Quali farmaci vengono usati per le infiltrazioni? Li fornite voi?

I farmaci utilizzati per le infiltrazioni sono cortisonici, anestetico locale, acido ialuronico e ozono, e vengono forniti direttamente dallo specialista.

Fate visite o terapie a domicilio?

No, i nostri specialisti non effettuano visite o procedure terapeutiche a domicilio.

Fate l’ozonoterapia?

Si, ma sempre e solo dopo una valutazione clinica dei nostri specialisti.

Maggiori informazioni

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+39 0541 1520505