Definizione di dolore acuto, persistente e cronico
Il dolore acuto ha un significato fisiologico adattativo, è in genere di breve durata ed è collegato ad un danno tessutale o ad uno stimolo valutato come pericoloso.
Invece il dolore persistente dura per lunghi periodi di tempo, in presenza di una patologia in corso o alla permanenza dello stimolo nocicettivo, deve essere considerato come uno stato di dolore acuto prolungato (persistente) ed ha ancora un significato adattativo.

Quindi il dolore cronico non è un dolore acuto che persiste nel tempo!
Persiste oltre il consueto decorso della malattia acuta (definizione non operativa): così come la nocicezione non necessariamente causa l’esperienza del dolore, il dolore persistente non necessariamente scatena il dolore cronico.
Lo studio del dolore mediante f-MRI sta lentamente portando alla conclusione che il cervello nel dolore cronico non è equivalente al cervello nel dolore acuto persistente evocato in setting sperimentali (va studiato sui pazienti); non dobbiamo quindi ritenere che la distinzione tra dolore acuto, persistente e cronico possa basarsi solamente su un criterio di differenziazione temporale.
Riassumendo la correlazione tra dolore ed attivazione del nocicettore (stato di salute del tessuto) è più lineare nel dolore acuto, ma diventa sempre meno lineare nel dolore persistente fino al cronico.
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